Mi riesce difficile accogliere calorosamente la notizia della prima somministrazione del vaccino Pfizer/BioNTech in Regno Unito.

Non ci è dato sapere in che modo e secondo quali criteri esatti l'agenzia regolatoria inglese (MHRA) abbia raggiunto questa conclusione in soli dieci giorni. Non abbiamo ancora visto uno straccio di pubblicazione dei dati dei trial di Pfizer/BioNTech e non ci è stato neanche detto per che periodo, all'incirca, aspettarci la suddetta pubblicazione su una rivista. Sappiamo solo quel che afferma convintamente June Raine, direttrice dell'MHRA:

"Non sono state prese scorciatoie"

Insomma, bisogna fidarsi. Peccato che sia difficile nutrire cieca fiducia quando da questa "approvazione record" (come titolano i giornali) il governo inglese ha avuto solo da guadagnare: vuoi per salvare la faccia dopo una gestione della pandemia a dir poco criticabile, vuoi per un mero confronto politico volto a sottolineare l'indipendenza UK dall'UE in termini competitivi: "finalmente liberi dalle briglie europee, siamo capaci di offrirvi soluzioni efficaci in meno tempo", sembra dire il governo britannico. E non si tratta neanche di una semplice impressione o di un messaggio implicito!
Il ministro della salute inglese, Matt Hancock, ha dichiarato pubblicamente che questo risultato è stato possibile solo perché non si è stati costretti a seguire il "ritmo degli europei".

Ditemi voi se non suona come una scommessa; magari una scommessa ben piazzata e strategicamente comprensibile, siamo d'accordo, ma comunque una scommessa sulla salute pubblica che ha avuto il risultato d'appesantire il già massiccio carico di aspettative che grava sulle spalle delle altre agenzie regolatorie, EMA su tutte. No, non condivido l'entusiasmo, ma certamente mi auguro il meglio.

Fonti:

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