I neutrini sussurrano e noi abbiamo ascoltato attentamente per una decina d'anni. Cosa abbiamo imparato? Che, sotto la crosta, nel mantello di questo affascinante pianeta, brucia un oceano di uranio e torio.

La prima evidenza di questo fenomeno derivata dall'interpretazione dei dati ottenuti dai #neutrini (geoneutrini, poiché provenienti dalla Terra e non dal cosmo), è stata raccolta ai Laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di #Fisica Nucleare (INFN), nel 2010, durante l'esperimento #Borexino. Lo studio è stato poi presentato a Venezia nel 2013 ed i dati sono stati ora validati da un'analisi sui dati registrati durante tutto il decennio appena trascorso.

Citando il comunicato stampa dell'INFN:

"Il risultato pubblicato dimostra che buona parte del calore sprigionato dalle viscere della Terra deriva dal decadimento radioattivo dell’uranio-238 e del torio-232 presenti nel mantello terrestre, spesso quasi 3.000 km, su cui poggia la sottile crosta che noi calpestiamo."

Ma, ora che abbiamo appurato la presenza di sorgenti radioattive nel mantello, cosa che ne facciamo?

  • Innanzitutto possiamo affermare tranquillamente che "una porzione non trascurabile dell’energia che alimenta vulcani, terremoti e il campo magnetico terrestre sia prodotta dalla radioattività terrestre"
  • Inoltre c'è corrispondenza tra il rapporto delle quantità di Uranio/Torio calcolato sulla base di questi dati e quello riscontrato sulle meteoriti che giungono sulla Terra, per cui si tratta di un'importante conferma delle teorie più accreditate sull'origine del Sistema Solare.

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Fonte: INFN