Magari, come me, ti ritrovi in casa un piccolo notebook con un processore Intel Bay Trail e vuoi emanciparti da Windows che, malauguratamente, è preinstallato. Che fare?

tl;dr§

NON optare per distribuzioni che non siano Fedora:

  • Ubuntu? No;
  • Manjaro? No;
  • Arch? Neanche;
  • Void? Sembra una buona idea, ma no.

Carica la netinst di Fedora su una chiavetta e vai con l'installazione. Dalla 30 in poi ho testato personalmente e non ci dovrebbero essere problemi. Al momento della scrittura di questo post l'ultima è Fedora 33: vai con quella.

Per il DE non ci sono restrizioni che non siano dettate dall'hardware: secondo il sottoscritto la scelta migliore è data da Xfce.

La macchina§

Il dispositivo su cui ho lavorato ed a cui mi riferisco è un piccolo notebook di casa Asus: x205ta. Considerate le caratteristiche hardware del prodotto, potremmo parlare di netbook, visto che la filosofia è quella che ha sempre mosso la produzione degli EeePC per lo stesso marchio. Che filosofia? Quella riassunta nello slogan da cui gli EeePC prendevano il nome:

"Easy to learn, Easy to work, Easy to play"

Da un punto di vista tecnico si tratta di un notebook con tutte le carte in regola: c'è un monitor, una tastiera, una batteria, non manca un organo, ma è tutto molto economico, leggero, senza pretese ma funzionante. Esattamente ciò che mi serviva per prendere appunti nel 2015. Se potessi tornare indietro nel tempo e consigliarlo in giro, lo farei: ah, aspettate, l'ho fatto, tant'è che per parola mia sono stati venduti almeno altri tre pezzi.

Specifiche tecniche:

  • CPU: Intel Atom Z3735F 4 x 1.3 - 1.8 GHz, Bay Trail-T.;
  • GPU: Intel HD Graphics Bay Trail;
  • RAM: 2GB DDR3L 1333MHz;
  • eMMC da 32GB come memoria interna;
  • Display: 10.1";
  • Peso: 0.98 Kg.

Perché non Windows?§

Piuttosto direi: perché Windows?

Be', un perché ci sarebbe: la batteria. Windows 8.1 gira molto bene sull'Asus x205ta, tant'è che l'ho tenuto per anni. Temevo, infatti, che cambiando sistema avrei dovuto rinunciare alla preziosa gestione dell'energia che le utility di sistema consentivano e direi che non si trattava di paure vane. Il processore consumava poco, il software era bene ottimizzato, la batteria riusciva a resistere per oltre dieci ore d'attività costante a basso consumo e con lo schermo a luminosità intermedia. Non sorprende che all'inizio il prodotto fosse commercializzato con quella specifica versione di Windows 8.1 (32 bit: sembra poco importante, ma in realtà vedremo che non si tratta di un dettaglio). Poiché le prime vendite coincidevano con l'uscita sul mercato di Windows 10, gli adesivi su scatola e scocca dicevano che il piccolo PC sarebbe stato perfetto per il 10.

Si sbagliavano di grosso. Certo, ci si può vivere, ma si vivacchia e nient'altro. Non c'è davvero spazio di manovra per aprire una tab di troppo sul browser o per far girare un programma in più.

Allora perché cambiare, se con Windows 8.1 si vive bene? Be', ovvio, perché si può stare meglio:

  • Sarebbe bene disporre al meglio della poca memoria interna;
  • Sarebbe bene disporre al meglio della poca RAM;
  • Questioni cosmetiche;
  • Desiderio di utilizzare codice libero;
  • GNU/Linux è meglio.

Partizionare il disco§

Questo modello dispone di una trentina di GB, ma ben 10GB sono occupati dalla sola partizione di ripristino. Eliminare la partizione di ripristino lasciando solo la principale comporta dei problemi di instabilità del sistema. Sicuramente si potrebbe risolvere con un'installazione pulita, ma non ho pensato che valesse la pena provare.

Partizionare il disco in modo più intelligente può regalare soddisfazioni. Per installare linux c'è bisogno di due o tre partizioni:

  • Una in cui installare il sistema vero e proprio (ext4, mountpoint: \);
  • Una in cui installare per EFI (128MB, ext2, mountpoint: \boot\efi);
  • Una per lo SWAP (opzionale: si può optare come per uno swapfile);

Il problema del bootloader§

I dispositivi con processori Bay Trail sono spesso caratterizzati da una curiosa scelta di fabbrica: nonostante l'architettura sia a 64 bit, il sistema operativo di default è a 32 bit e, per ragioni di ottimizzazione che mi sono solo vagamente chiare, anche il bootloader lo è. Ne consegue che qualunque tentativo convenzionale di installazione di sistemi operativi a 64 bit fallirà: se il bootloder della ISO che è stata burnata sulla chiavetta non presenta la controparte a 32bit non c'è verso che si possa riuscire ad avviare da BIOS la live.

Perché non Linux a 32 bit?§

Sarebbe l'opzione che più ricalca i settaggi di fabbrica, d'altronde. Ci ho provato, ma non è andata bene: la maggior parte delle distro sta completamente abbandonando il supporto ai 32bit. Prendete Ubuntu, Fedora, Arch, Manjaro... Hanno abbandaonato tutti, anche se per Arch esiste in verità un progetto della community chiamato Arch 32 che mira a mantenere il supporto ancora per un po'. Chi resiste? Debian, Void. E quindi ho installato Void Linux: volevo dargli una chance, visto che non l'avevo mai avuto sotto mano. Di questa distro nello specifico parleremo in un post a parte, ma ciò che conta è che sembrava una scelta perfetta: leggero, per non dire leggerissimo, efficiente. Il problema di questa distro è che accoppiata ai Bay Trail dà freeze randomici, il primo dei quali si presenta a distanza di una decina di minuti dall'accenzione del PC. Assolutamente inaccettabile per chiunque, anche per chi volesse solo farne un uso basilare, solo casa, bottega e browser.

Si poteva tentare con Debian, ma ho preferito provare a sfruttare il processore a 64bit: d'altronde è l'opzione più lungimirante e non pone limiti all'installazione di eventuali nuovi software esclusivamente disponibili per architetture a 64bit. I 32bit dovevano essere l'opzione facile ed efficace: non lo sono stata.

bootia32.efi§

Sì, si può forzare l'utilizzo di un bootloader a 32bit per installare una distro a 64bit ed ingannare il BIOS. Ci serve solo un piccolo, grazioso file avente dimensioni inferiori al mega: bootia32.efi, che dà il titolo a questo paragrafo.

Peccato che sia necessario non un file a caso, ma quello specifico in grado di lanciare quella esatta versione del sistema operativo. Ricordo di essere riuscito ad avviare qualcosa con questo trucchetto un anno fa, forse di più, ma non ricordo i dettagli e temo sia stato più che altro un colpo di fortuna, perché ho semplicemente scaricato il file da qualche parte e l'ho sostituito nella cartella della chiavetta già burnata. Sconsiglio vivamente di perdere tempo in cerca del file giusto, perché ci sono delle alternative:

Prima di perdervi nei meandri della rete, però, vi consiglio di ascoltare l'alternativa migliore in assoluto: vi basti sapere che tra tutti i sistemi ce n'è uno, e solo uno nel momento in cui scrivo, che ha preso in considerazione la problematica data da questa particolare configurazione EFI 32bit / CPU 64bit.

La soluzione Fedora§

Le ultime versioni di Fedora supportano i sistemi Bay Trail in senso esteso e nella loro wiki c'è una pagina dedicata fin dal 2017. Non parlo osolo di Asus X205TA, come nel paragrafo precedente, ma anche dei tablet, degli altri notebook, di tutto ciò che monta uno di questi figli di Intel.

Il problema, piuttosto, è che Fedora di suo tende a promuovere la propria Workstation, per quanto riguarda le applicazioni Desktop. Di un installer per Fedora minimal neanche l'ombra apparentemente. In realtà non bisogna lasciarsi ingannare dal nome, perché Fedora Server è semplicemente questo: sempre Fedora, ma senza gli orpelli che tanto piacciono a Red Hat per la sua Workstation.

Niente Gnome, quindi, né bloatware preinstallato, seppure open source: solo il sistema operativo ed un'interfaccia grafica per aiutarci nell'installazione. Questo può fare la differenza per una persona alle prime armi armata della sola pazienza. Io, infatti, pensavo di dover risolvere da CLI come con Manjaro Architect (che amo) o con Debian. E invece è possibile selezionare direttamente il Desktop Environment preferito, scegliendo tra LXDE, Xfce, LXQt, openbox ed altri. Ho elencato i primi che mi sono venuti in mente, ma non prendendoli a caso: si tratta delle soluzioni preferibili in macchine con poche risorse come queste.

Unica cosa su cui forse gli automatismi dell'installer potrebbero fallire è il partizionamento del disco, ma lì basta ricordare cosa abbiamo detto qualche paragrafo fa.

Come è finita§

Così ho risolto il problema: innanzitutto ho optato per la soluzione a due partizioni: una ext2 per il bootloader da 128MB ed un'altra ext4 con tutto lo spazio restante per il sistema. Swapfile da 2GB, come la RAM disponibile. Xfce come DE e un buon tema per speziare il tutto. Sì, dovrei caricare i dots, non c'è dubbio. E fare un post su come gestirli.