Torniamo a parlare di MOF (framework metallorganici, che qui avevamo visto impiegate in #HPLC chirali) con una delle loro applicazioni storiche, appannaggio della chimica reticolare e del mondo dei micropori che assorbono e desorbono cose; in questo caso, assorbono e desorbono acqua. Ne assorbono tanta e ne desorbono poca. E ora la smetto di dire "desorbono".

L'idea di impiegare materiali per convogliare l'umidità atmosferica e raccoglierla in recipienti è vecchissima e l'intento è stato raggiunto con parecchie modalità, ma l'efficienza è sempre troppo bassa affinché questi dispositivi abbiano un impatto reale sulla vita delle persone. Il MOF-303, strutturato su monomeri di 1-H-Pirazolo-3,5-dicarbossilato e alluminio, è in grado di superare di ben un ordine di grandezza i principali materiali attualmente disponibili per lo stesso fine (Al-fumarato, SAPO-34, Zeolite).

Il fatto è che siamo nel 2019 e ancora è pieno di posti in cui non è stato superato il problema dell'approvigionamento o in cui l'acqua non è potabile ma viene bevuta lo stesso. In fondo è per questo che ancora il colera miete vittime... per l'acqua sporca.

C'è chi prova a risolvere il problema farmacologicamente (vedi qua un approccio con antibiotico virale), ma un po' d'acqua decente forse sarebbe anche meglio.

Questo nuovo materiale, ha consentito la raccolta di quantità notevoli d'acqua perfino nell'iperarido deserto del Mojave (in California): 0.7 litri per ogni kg di MOF-303 al giorno, a fronte degli 0,07 litri ottenuti con gli altri dispositivi. Con quasi un litro d'acqua ci campi. In condizioni meno estreme, le quantità si aggirano intorno agli 1,3 litri per kg di MOF-303 e con quelli ci campate in due. Chissà che da qui a vent'anni la raccolta atmosferica d'acqua non diventi la norma nelle regioni della Terra in cui ad oggi si soffre la sete o che, per lo meno, abbia un impatto positivo in alcune di esse.


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