Convertire gruppo A in 0 con un paio di enzimi trovati in Flavonifractor plautii
Una pinta di sangue universale, grazie
Ecco la novità: abbiamo trovato un paio di enzimi che riescono a convertire il gruppo sanguigno da A a 0, eliminando un antigene presente sui globuli rossi. Questa scoperta potrebbe condurci alla produzione artificiale di sangue di gruppo zero (perciò "universale") che possa essere trasfuso in ogni paziente, a prescindere dal suo gruppo sanguigno, sia esso conosciuto o non (sempre che tutto proceda come previsto nella fase di sviluppo)
Come spesso accade in questo sito, la questione è puramente chimica: detta in due parole, i globuli rossi delle persone di gruppo A espongono sulla propria membrana un residuo caratteristico di N-acetilgalattosamina che noi esseri umani chiamiamo, in ambito medico/biochimico, "antigene A".
Questo residuo non ha nulla di sbagliato, a differenza di quanto gli hanno fatto credere i bulli da piccolo, anzi è chimicamente molto docile: un bravo ragazzo che non ha mai fatto male a nessuno. Il problema per noi arriva quando il sangue di gruppo A (con relativo antigene A) giunge nel circolo ematico di persone aventi anticorpi anti-A, cioè che dispongono per natura di un'avversione spropositata per questa piccola molecola; se l'anticorpo anti-A riconosce questo innocuo residuo di N-acetilgalattosammina, avvisa il sistema immunitario della presenza di una "minaccia" e lo spinge ad aggredire il sangue trasfuso (cioè i globuli rossi che per il paziente sono vitali). Questo significa, nel peggiore dei casi, la morte del paziente. Per questa ragione sarebbe a dir poco simpatico disporre di quantità maggiori di sangue zero, ma i donatori zero non sono moltissimi, quindi sarebbe ottimo poter convertire il sangue di gruppo A (che non manca) ed eliminare l'antigene A: in questo modo ci troveremmo di fatto con ingenti quantità di sangue di gruppo 0 (zero). Niente di impossibile, ma stavamo aspettando un metodo sostenibile per effettuare la conversione. Ci è venuto in soccorso un batterio-amico, che vive e prolifera nel nostro intestino: Flavonifractor plautii.
Siccome siamo più bravi a coltivare E. coli, che è il migliore amico dei biotecnologi (gente abitudinaria, che ama stare sempre con la stessa compagnia e nello stesso pub), l'intenzione è quella di prendere E. coli e costringerlo gentilmente a produrre i due enzimi trovati in F. plautii. Questi enzimi vanno prima testati in varie combinazioni, fino a trovare la formula più efficiente per scalare questo intrigante lavoro di laboratorio in impianti industriali. Perché parliamo di due enzimi ed uno non basta? Perché la rimozione necessita di due passaggi in serie: serve una N-acetilgalattosammina (GaINAc) deacetilasi che converta il gruppo acetammidico ad amminico; otteniamo così un intermedio galattosamminico. Questo va poi rimosso da un altro enzima specifico per la galattosammina (che è, appunto, un'ammina).
Il secondo passaggio libera definitivamente il globulo rosso dell'intero residuo e lo rende indistinguibile da un altro eritrocita di gruppo 0 qualunque, per lo meno all'occhio di un irascibile anticorpo, consentendo la trasfusione in pazienti di gruppo A, B, 0, AB.
Fonti:
Questo post ti è stato utile?
Tieni a mente che questo sito è privo di tracker, analytics e pubblicità, quindi tutela la tua privacy ma non guadagna dalle visite (inoltre, è progettato per avere un impatto ambientale minimo).
Se ti piace questo blog, sostieni le mie riserve di caffeina